“Sii sempre gentile coi tuoi figli dato che sono quelli che sceglieranno la tua casa di riposo.”
PHYLLIS DILLER

Quando ho letto questa frase ho subito riso, ma poco dopo ho riflettuto su un concetto semplice ma molto importante. Come comunichiamo con i nostri figli?

Spesso i miei pazienti mi hanno raccontato episodi simili a questo:

“Quando andavo a scuola, se prendevo un brutto voto i miei genitori mi sgridavano o mi mettevano in punizione. Quando invece ottenevo un buon voto, mi rispondevano che avevo fatto solo il mio dovere.”

Si potrebbero fare molte considerazioni sulla natura di questa comunicazione, o sulle conseguenze che hanno avuto sui bambini, ma mi voglio soffermare su un solo aspetto: in generale è molto più probabile che le persone evidenzino i comportamenti negativi piuttosto che i positivi. Questo accade in tanti contesti, dai pensieri che rivolgiamo a noi stessi a quelli che rivolgiamo agli altri fino ad arrivare al nostro atteggiamento verso i nostri figli.

Quanto spesso rimproveri i tuoi figli? E quanto spesso li elogi?

Gli studi dimostrano che chi ha avuto dei genitori rinforzanti, cioè che davano importanza ai piccoli progressi e trasmettendo la propria fiducia, è diventato una persona forte e sicura di sé. Chi invece ha avuto dei genitori punitivi, che facevano notare solo gli errori minimizzando i miglioramenti, è diventato più insicuro e ha una bassa autostima. Ovviamente non si tratta di una causalità diretta, in quanto i fattori che intervengono nella creazione dell’autostima sono molteplici, ma è comunque un contributo importante: la relazione genitore figlio ha un grande valore.

Cos’è un rinforzo?

Il rinforzo è uno stimolo o un evento che segue un comportamento e aumenta la probabilità di emissione dello stesso.

Ne distinguiamo due tipi:

  • il rinforzo positivo è un evento desiderabile da parte dell’individuo, o del bambino in questo caso, che viene messo in atto dopo un comportamento emesso dalla persona.
  • Il rinforzo negativo, invece, consiste nell’eliminazione di qualcosa di spiacevole in seguito all’emissione di un comportamento desiderabile.

Ti chiarisco subito le idee con un esempio:

  • Il bambino è riuscito a scrivere correttamente il suo nome per le prima volta e il genitore gli dice “Bravissimo, sono orgoglioso di te!” 🡪 rinforzo positivo: il bambino ha messo in atto un comportamento desiderabile e il genitore lo premia con una lode.
  • Il bambino deve fare una visita medica, ma ha paura e non vuole farsi toccare dal pediatra: il genitore gli dice “Se fai ciò che dice il dottore andremo via in fretta” 🡪 rinforzo negativo: la visita medica genera un’emozione negativa e il comportamento desiderabile la attenua.

Affinché sia efficace, bisogna scegliere un rinforzo gradito al bambino: immagina di dare come premio un bel piatto di broccoli a qualcuno che non ama la verdura…non credo che funzionerebbe! Quindi bisogna impegnarsi a capire cosa possa piacere al bambino e non a noi stessi. Inoltre, il rinforzo dovrebbe essere immediato, altrimenti potrebbe perdere d’efficacia.

Tipologie di rinforzi

 Tutti hanno usato almeno una volta dei rinforzi per i propri figli. Eccone alcuni:

  • Rinforzi materiali: si dividono in commestibili, i preferiti dalle nonne e non solo, e i non commestibili. Tutti abbiamo avuto da bambini un cibo o una bevanda preferiti che ci venivano offerti dopo aver aiutato qualcuno o dopo aver fatto i compiti. Sono immediati, per un successo assicurato.
  • Rinforzi sociali: usati frequentissimo, racchiudono gli sguardi, i sorrisi, le coccole o i complimenti che rivolgiamo al bambino e che manifestano la nostra attenzione nei suoi confronti. Sono efficaci ed economici.
  • Rinforzi dinamici: consistono nel proporre attività piacevoli da svolgere dopo un’attività meno piacevole. Spesso sono utilizzati per incentivare lo svolgimento dei compiti: ad esempio, andare al parco o guardare la televisione dopo aver terminato di studiare.
  • Rinforzi simbolici: comprendono tutti quegli oggetti che acquistano un valore rinforzante come il denaro, o l’assegnazione di punteggi in seguito all’emissione di un comportamento positivo, attività spesso utilizzata a scuola.

Quando dare un rinforzo?

Ci sono due modalità: continuo o intermittente. Nel primo caso il rinforzo viene dato ad ogni emissione del comportamento desiderato, nel secondo solo in alcune occasioni o con una precisa tempistica. Entrambi funzionano se applicati nel momento giusto.

Un rinforzo continuo è efficace quando il bambino ha bisogno di un grande sostegno per emettere un determinato comportamento. Quando i bimbi iniziano ad alzarsi in piedi e a camminare, tutti applaudono, sorridono e li incoraggiano per ogni singolo passo fino a quando il comportamento non è stato ben appreso: da quel momento in poi, non sarà più necessario alcun tipo di rinforzo e i bambini cammineranno e correranno da soli.

Un rinforzo intermittente viene invece utilizzato quando il comportamento in questione è stato già in parte appreso e c’è bisogno di una spinta ulteriore affinché il bambino impari a mantenere il comportamento appropriato anche se non viene sempre lodato. 

In generale, il rinforzo dovrebbe essere utilizzato solo se il genitore sente di poterlo dare in maniera sincera e per un periodo limitato di tempo al fine di evitare l’assuefazione e quindi la perdita di interesse da parte del bambino.

Altre tipologie di rinforzi

Fin qui abbiamo parlato di rinforzi condizionati, quindi subordinati all’emissione di comportamenti specifici, ma ce ne sono altri che a mio avviso hanno un valore molto più elevato, i rinforzi incondizionati: sono tutti quei comportamenti, frasi o attività che esprimono il nostro apprezzamento verso l’altro senza bisogno di alcunché.

Ad esempio, una coccola improvvisa, un abbraccio affettuoso mentre si gioca, pronunciare frasi come “Sono felice di stare qui con te!”: tutto ciò sottolinea la bellezza del momento presente, la gioia del genitore di stare con il proprio figlio sempre e non solo quando si impegna per svolgere un compito, la testimonianza dell’amore incondizionato. È importante che il genitore che prova queste emozioni sappia esprimerle abbattendo quei pregiudizi della nostra società che ci vuole spesso troppo razionali: così facendo insegniamo ai nostri figli a mettersi in contatto con le proprie emozioni e a non aver paura di mostrarle.

Conclusioni

I rinforzi sono utili per l’apprendimento di comportamenti, ma anche di norme sociali: passo dopo passo i bambini imparano a seguire le regole perché sono rinforzati dagli adulti di riferimento fino a quando le fanno proprie e le mettono in pratica autonomamente. Quindi, ogni genitore dovrebbe imparare a comunicare in maniera efficace con i propri figli affinché possano apprendere facilmente e con gioia e magari un giorno sceglieranno un’ottima casa di riposo! ☺

Spero di esserti stata utile! Per qualsiasi dubbio non esitare a contattarmi!

Lisa BellaspigaPsicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

[Fonte Immagini: Pixabay]

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